Con il presente lavoro si è voluto analizzare e monitorare la situazione di elementi del paesaggio agrario come siepi, filari, alberi vetusti presenti sul territorio del Parco Agricolo Sud Milano, area limitrofa ad una delle zone più urbanizzate del territorio italiano. Proprio questa peculiarità conferisce al Parco, e di conseguenza a tutti gli elementi facenti parte di esso, un valore di primordine, rappresentando contemporaneamente dei serbatoi di biodiversità e dei veri e propri “polmoni verdi” essenziali in un ambiente sempre più accerchiato della forte pressione urbana.
Il censimento è durato due stagioni vegetative, iniziando nel mese di agosto 2009 e terminando a giugno 2010. Si sono considerati essenzialmente due livelli di indagine: il primo analizzava gli alberi vetusti, mentre il secondo la distribuzione, la struttura e la composizione di siepi e filari presenti nel territorio del Parco. Le analisi preliminari hanno permesso di identificare quali siepi e filari fossero già presenti negli anni ’50 del ‘900 e di conseguenza di analizzare la dinamica di queste unità nel cinquantennio successivo. Si è notato un calo significativo sia di unità che di densità di siepi e filari, verificatosi più marcatamente nel trentennio compreso tra gli anni ’50 ed ’80, soprattutto nel settore sud occidentale del Parco.
In circa 50 anni si sono infatti persi più di 500 km di siepi, quanto la distanza che intercorre tra Milano e Roma.Con molta probabilità questa diminuzione può essere motivata come una risposta ad una sempre maggior specializzazione e semplificazione colturale del sistema agricolo che ha portato a preferire le monocolture; di conseguenza elementi marginali come siepi e filari sono stati gradualmente eliminati per ottenere maggior spazio coltivabile a discapito di una notevole perdita di biodiversità. Queste strutture infatti vengono ritenute da molti autori dei veri e propri serbatoi di biodiversità, come anche dei corridoi ecologici in grado di collegare aree verdi importanti per la fauna selvatica.
Lo studio si è rivolto anche a quegli esemplari arborei ritenuti vetusti, per la loro età o per la loro presenza all’interno di un filare o di una siepe di età nota grazie ai dati già in possesso. Dei 102 esemplari censiti, 36 appartengono alla specie Quercus robur, particolarmente abbondante all’interno del territorio del Parco e che rappresenta una testimonianza storica della composizione arborea delle antiche foreste planiziali un tempo presenti nell’area. Dei 36 esemplari censiti, meritano particolare attenzione quelli rinvenuti nel bosco di Riazzolo, di dimensioni ragguardevoli (tronco di quasi 2 m di diametro, altezza superiore ai 30 m) e con un’età stimata di circa 200 anni. Patrimoni come questi vanno sicuramente tutelati, con normative che mirano alla salvaguardia anche dell’ambiente circostante.
Lo studio e il monitoraggio svolti durante questo lavoro pongono la base per ulteriori verifiche sul campo dello stato di fatto e delle eventuali problematiche che affliggono una delle zone agricole più a stretto contatto con il fenomeno dell’espansione urbana. Si potrebbe ipotizzare un monitoraggio costante con una cadenza decennale, così da poter verificare l’evoluzione della siepe sia come unità singola, sia come parte integrante di un sistema più complesso all’interno del
territorio del Parco.
Salvaguardare questo patrimonio verde significa salvaguardare la biodiversità, e quindi significa
salvaguardare la qualità di un ambiente che appartiene alla comunità.
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